Modificato il: 25/02/2020
Cosa dice la legge sulla marijuana in Uruguay? Scopri se la vendita e le consegne a domicilio sono consentite.
Negli ultimi anni moltissimi Paesi hanno riconsiderato la posizione della marijuana a livello industriale regolamentandone l’utilizzo anche al di fuori del settore farmaceutico.
Per esempio in Italia è possibile produrre e commerciare la cosiddetta marijuana light, e perfino consegnarla a domicilio (la nostra azienda si occupa proprio di questo: consegnare cannabis light a Milano!).
Uno dei primi stati a modificare ed implementare le normative in materia di coltivazione, produzione e distribuzione di canapa è stato l’Uruguay.
Questo Stato, sin dal 2013, ha espresso la volontà di ampliare per la prima volta questo settore regolamentando l’utilizzo della marijuana sia a livello farmaceutico che a scopo ricreativo.
Un processo lungo che, in vista delle recentissime applicazioni, può dirsi definitivamente concluso in questi ultimi mesi in quanto è stato approvato definitivamente l’utilizzo della canapa anche per scopi non prettamente medici o curativi.
Uruguay: dalla canapa industriale alla cannabis ricreativa
Il primo passo verso la svolta decisiva nella storia di questo Paese risale al 2013, momento in cui per la prima volta si iniziò a delineare il programma di produzione, coltivazione e distribuzione a livello anche internazionale di canapa industriale non psicoattiva.
Si tratta di una particolare varietà di canapa avente livelli di THC inferiori alla soglia dello 0,5% e con un tasso di CBD pari o superiore all’8%.
Secondo diversi report, il primo utilizzo della canapa industriale avrebbe dovuto essere esclusivamente terapeutico anche al fine di consentire a persone affette da determinate patologie di beneficiare dell’utilizzo di una materia prima dal potenziale medico ancora sconosciuto.
Il Ministero dell’Agricoltura (MGAP), ha infatti espresso tutte le modalità di coltivazione sul territorio nazionale equiparando la canapa industriale ad una delle imprese agricole maggiormente in espansione degli ultimi tempi, ovvero la soia.
Alla fine del 2017, le imprese agricole coinvolte nella produzione di canapa erano all’incirca una decina. È stata permessa, oltre alla coltivazione di canapa, anche la produzione di materie secondarie come fibre, semi e infiorescenze.
Il patto era lo stesso: mai oltrepassare i livelli stabiliti di THC, componente responsabile dell’azione psicoattiva della cannabis sul nostro organismo.
Ad oggi in Uruguay è possibile recarsi, previa prescrizione medica, in una delle farmacie presso cui tali prodotti vengono rivenduti per godere appieno di tutti gli aspetti benefici legati ai prodotti a base di CBD, come l’olio.
Il Ministero della Sanità uruguayano ha quindi approvato la vendita di questo prodotto all’interno di specifiche sedi farmaceutiche, al costo di 100 dollari per 10 ml.
Questo, ricordiamo, ha sempre riguardato esclusivamente l’utilizzo della canapa industriale a livello medico.
Ma cosa è cambiato negli ultimi mesi riguardo le disposizioni in materia di distribuzione e regolamentazione della cannabis ricreativa?
Marijuana legale in Uruguay: tra utilizzo personale e commercio
Nella storia legislativa del paese in materia di consumo e produzione di sostanze come la marijuana vi è sempre stata una netta distinzione tra consumo personale e commercializzazione del prodotto.
Sin dal 1974 infatti, la magistratura ha espresso le sue opinioni ponendo la marijuana destinata al trattamento di patologie e all’utilizzo personale in una posizione opposta a quella della canapa destinata a fini commerciali.
All’interno di questo quadro infatti, la primissima volontà di legalizzare e liberalizzare il commercio di cannabis sembra risalire al 2006, momento storico in cui la popolazione uruguayana si dimostrò fortemente contraria a modifiche così consistenti da parte dello Stato.
A distanza di meno di dieci anni, l’opinione generale della popolazione si è totalmente ribaltata,e soprattutto in virtù del potenziale industriale della canapa nell’ambito di un sistema di produzione agricola sostenibile (e compatibile con le attuali condizioni in cui verte il nostro ecosistema).
L’Istituto governativo per la regolamentazione della cannabis (IRCCA), ha dichiarato all’inizio del 2018 che le persone a cui è stato permesso l’acquisto in farmacia di cannabis ricreativa non finalizzata ad uso medico sono all’incirca 25.225, al fronte di una popolazione totale che non supera i 3,5 milioni di abitanti.
Il format per possedere l’autorizzazione all’acquisto di cannabis ricreativa si basa sulla distribuzione di specifici ticket, di validità massima di 30 giorni, che consentono a chi ha superato la maggiore età di acquistare non più di 10 grammi alla settimana e non più di 40 grammi al mese.
Un modello di legalizzazione sul piano globale
Che l’Uruguay rappresenti un’eccezione sull’intera scala globale, non è fatto recente.
Sin dai primi anni 2000 infatti, la posizione del Paese in merito alla legalizzazione e, di conseguenza, alla liberazione di questa pianta tendeva verso un approccio più libero, meno vincolato… Ma soprattutto un approccio in grado di consentire lo studio delle proprietà della canapa, anche al fine di incrementare il settore della produzione agricola del Paese.
A distanza di pochi anni infatti, l’Uruguay è attualmente uno dei primi produttori nel territorio sudamericano e americano di canapa industriale e ricreativa, da cui attingono anche Paesi considerati economie inscalfibili come il Canada.
Ciò che non è stato possibile prevedere è stato sicuramente l’atteggiamento della popolazione in merito alla vendita libera di questo tipo di prodotti.
Solo all’inizio di quest’anno si stima che il numero di richiedenti al ticket necessario per l’acquisto di tale prodotto sia aumentato dell’81%, provocando un discreto squilibrio tra domanda e offerta con conseguente aumento dei prezzi correlati.
In passato infatti, sebbene la politica del Paese vertesse già sulla via della liberazione e della legalizzazione, la maggior parte della popolazione si riteneva contraria e non desiderava modificare la precedente normativa del 1974.
In seguito, dopo numerosi sondaggi a livello statale in pochissimi anni l’opinione popolare è passata dal 45% dei favorevoli sino al 51%, mostrando un cambio veloce e repentino del volere del popolo a seguito delle nuove disposizioni riguardanti la canapa.
Seguendo l’evoluzione dell’opinione e dell’atteggiamento del popolo in merito alle nuove disposizioni, appare evidente come nel corso di pochi anni la tendenza dei cittadini uruguayani sia stata profondamente modificata in virtù dei benefici che tali modifiche hanno apportato all’economia generale del paese.
L’Uruguay si è da sempre distinto per quanto concerne la sostenibilità, la compatibilità e il rispetto delle attuali condizioni dell’ecosistema del nostro pianeta attrezzandosi sin dal 2005 per rivoluzionare interamente il suo assetto produttivo.
Tutto ciò ha generato un incremento a dir poco notevole e risanante per l’intera situazione economica del paese.
Attualmente la canapa industriale è vissuta dai suoi cittadini come uno strumento utile e necessario per il trattamento di un numero imprecisato di patologie.
Inoltre, grazie alla svolta storica alla quale si deve la commercializzazione della cannabis ricreativa con tassi di THC non superiori al 9%, è stato possibile dimostrare come, all’interno di un paese apparentemente svantaggiato, tali modifiche abbiano contribuito a risanare la condizione intera di uno Stato tanto da farne un modello anche per i più sviluppati ed apprezzati paesi europei (come per esempio la Germania).
Ma com’è stato il percorso di legalizzazione della cannabis in Uruguay?
Un processo travagliato nella storia della legalizzazione
Benché i presupposti fossero ben saldi sin da molti anni, il processo di legalizzazione della cannabis ricreativa in Uruguay non è stato affatto semplice.
Complice sicuramente il volere popolare, la cui maggioranza a favore non ha mai veramente sovrastato l’opinione dei contrari, la marijuana nello Stato ha notevolmente faticato per raggiungere i livelli tanto acclamati e desiderati dagli abitanti.
Infatti, sebbene l’autorizzazione della vendita farmaceutica fosse prevista per il 2014 il tutto ha subito un forte ritardo posticipando la vendita ai primissimi mesi del 2017.
Sia la canapa che la cannabis sono e saranno prodotte all’interno di apposite coltivazioni di Stato, create con lo scopo di garantire ai consumatori l’assoluta qualità del prodotto finito e per contrastare la cosiddetta “coltivazione informale”.
Per quanto riguarda i prezzi, salta subito all’occhio la grande convenienza dell’acquisto di marijuana prodotta dallo Stato (seppur da alcuni considerata insoddisfacente per via dei suoi livelli contenuti di THC).
La vendita infatti prevede, come abbiamo accennato prima, la possibilità di vendere 10 grammi al singolo compratore all’interno di una settimana.
Per il momento però, la commercializzazione delle dosi da 10 grammi non è stata ancora iniziata ed è attualmente possibile acquistare solo dosi da 5 grammi per un valore di 1,2 dollari al grammo.
Marijuana in Uruguay: quali le possibilità per i turisti?
Per quanto riguarda i turisti in vacanza nel paese sudamericano, le notizie non sono positive.
A tutti colori in visita in Uruguay infatti non sono consentiti l’acquisto, la vendita e il consumo di marijuana anche laddove provvisti di adeguata ricetta medica nel proprio territorio nazionale.
Questo, come specificato dal presidente Vásquez, è stato deciso in quanto l’Uruguay non aspira al divenire un modello di legalizzazione in ambito ricreativo (come lo è ad esempio l’Olanda).
Al contrario, i report più recenti sembrano prevedere che nel giro dei prossimi anni l’utilizzo della canapa medica supererà di gran lunga il consumo di cannabis ricreativa all’interno del paese. Per questo non è stata decisa alcuna modifica in materia di consumo da parte di persone non residenti sul territorio nazionale.
Infine, per concludere con l’elenco di tutte le possibilità dei cittadini uruguayani nei confronti della cannabis, sono state regolamentate anche le nuove disposizioni in materia di coltivazione personale e di consumo autorizzato attraverso la registrazione in apposite associazioni.