Modificato il: 25/02/2020
La cannabis è legale in Nuova Zelanda? Scopri le novità sul referendum 2019/202o.
In Italia, grazie alla legge 242/2016, è possibile produrre e commerciare canapa sativa depotenziata, la cosiddetta marijuana light. È permessa la vendita sia presso negozi fisici che online, e perfino le consegne a domicilio.
LegalDelivery, il nostro servizio di consegna di cannabis light a Milano, ne è la prova!
Ma qual è la situazione della canapa nel resto del mondo?
Abbiamo già trattato il contesto europeo nell’articolo “Marijuana legale in Europa: dov’è permessa la vendita e la consegna a domicilio“. Oggi invece ci spostiamo dall’altra parte del globo, precisamente nella Terra di Mezzo della saga Il Signore degli Anelli!
Sei curioso di conoscere la legislazione sulla cannabis in Nuova Zelanda?
Continua a leggere l’articolo!
Coltivazione di cannabis in Nuova Zelanda
La Nuova Zelanda, per quanto riguarda la Cannabis, sta facendo i conti con il disaccordo tra una parte della popolazione e la legge.
Il giudizio che le persone hanno in merito alla marijuana, fino a poco tempo fa totalmente demonizzata, sta lentamente cambiando. Si comincia a vedere questa pianta come quello che in realtà è: una vera e propria risorsa.
Ad oggi in tutta la Nuova Zelanda sono stati coltivati con la Canapa circa 300 ettari (2/3 solo da Midlands, considerato attualmente il maggior produttore nazionale), ma è bene sapere che il reale potenziale è infinitamente più elevato, dal momento che solo l’Isola del Sud potrebbe arrivare a rendere coltivabili oltre 1000 ettari.
Dal momento che, quantomeno sul medio-lungo termine, la rendita stimata per i coltivatori rientra in un range compreso tra i 2600 e i 3200 euro per ettaro, è facilmente intuibile (e calcolabile) come il giro di affari possibile con la coltivazione di Canapa ed il suo export possa tranquillamente arrivare a generare introiti dai 6 ai 12 milioni di euro.
Ad oggi invece, la commercializzazione della Cannabis è limitata, per legge, all’olio ricavato dai semi, alla fibra e ai semi impiegati nei mangimi per animali. Tutto questo significa sfruttare solamente il 10% delle sue reali potenzialità, perché i campi di applicazione della pianta sono davvero infiniti.
La legge sulle sostanze narcotiche, ratificata con la Convenzione Unica del 1961 e resa esecutiva nel 1965, ha messo inoltre al bando l’utilizzo della Canapa.
La sensibilizzazione dell’opinione pubblica neozelandese
Per testimoniare come l’opinione pubblica stia cambiando e spingendo nella direzione della legalizzazione o quantomeno di un’apertura verso la coltivazione della Canapa, nel febbraio del 2019 è stata lanciata la prima campagna pubblicitaria di rebranding sul tema, con l’intento di riposizionare nell’immaginario collettivo la giusta veduta.
Questa campagna ha puntato molto sul valorizzare le proprietà terapeutiche della Cannabis, cercando di togliere lo stigma di sostanza pericolosa, per riportare la discussione sulla giusta prospettiva.
Il messaggio lanciato è difatti questo: “La Cannabis è medicina”, slogan che cerca di stimolare un dibattito costruttivo e maturo, che come già detto vuole incentrare la discussione sulla questione terapeutica.
Tra l’altro è bene far notare come il proibizionismo in merito alla coltivazione, abbia restituito uno “sgradevole” effetto collaterale. Il mercato si è adeguato alla richiesta cominciando difatti a produrre Cannabis sintetica, che ha causato 45 morti solo nell’ultimo anno.
Ebbene sì: la marijuana sintetica agisce sulle medesime aree del cervello nelle quali agisce il THC (il principio attivo causa degli effetti stupefacenti) di quella naturale, ma con effetti ben diversi – devastanti – rispetto appunto a quella coltivata.
Fino al 2014 la commercializzazione della Cannabis sintetica era legale (ti sembrerà un paradosso ma è proprio così). La sostanza era però sottoposta a controlli, che com’è ovvio sono venuti a mancare nel momento in cui è stata dichiarata illegale.
Ma perché tanti neozelandesi si battono per l’utilizzo della marijuana (naturale) a scopo terapeutico?
I benefici della Cannabis
L’interesse della comunità medica intorno alla Cannabis ed alle sue potenzialità benefiche non è dei giorni nostri, ma risale ai primi anni ’70.
È proprio in questo periodo che venne scoperto il Delta-9 Tetraidrocannabinolo, più comunemente detto THC, nonché la presenza di recettori proprio per i cannabinoidi all’interno del nostro organismo (CB-1, CB-2, Devane 1988).
Nello specifico, il THC (assunto in dosaggi ben precisi e proveniente da piante di cannabis controllate a tale scopo) può svolgere un’azione farmacologica. Per esempio la marijuana terapeutica viene utilizzata come:
- analgesico
- antinfiammatorio
- anti-prurito
- antiemetico
- antiossidante
- miorilassante
- euforizzante
- broncodilatatore
- antistress
Oltre alle azioni farmacologiche appena citate, ci sono ulteriori indicazioni terapeutiche in merito al THC, come ad esempio:
- controllo delle contrazioni muscolari involontarie dovute a Sclerosi Multipla o ad altre malattie di origine neurologica
- dolore cronico che abbia origine neurologica
- dolore oncologico
- Sindrome di Gilles de la Tourette
- controllo degli effetti collaterali della chemioterapia (vomito e nausea)
- anoressia da AIDS
- dolore post-operatorio
- fibromialgia
- emicrania ed emicrania a grappolo
Come si sarà intuito, la Cannabis può svolgere un ruolo davvero importante nel mantenere l’equilibrio corporeo, essendo utilizzata in quelle che vengono chiamate terapie del dolore. Inoltre può essere utile per affrontare i disturbi sequenziali a uno stress post-traumatico, salvaguardare il sistema nervoso o regolare i cicli sonno-sveglia.
Tutte queste proprietà benefiche, dall’indubbio valore, sono state riscontrate in più parti della pianta. Ecco di seguito quali:
- la resina, ricca di cannabinoidi;
- l’olio ricavato dai semi, assolutamente ricco di sostanze nutritive considerate essenziali, come gli Omega 3/6, oppure come l’acido gamma linoleico. Assumere la giusta quantità di Omega 3 è fondamentale per l’organismo. Normalmente è presente nel pesce con la controindicazione che se di grossa taglia (come il tonno o il pesce spada) potrebbe essere “contaminato” da altre sostanze dannose, quali i metalli pesanti sempre più presenti nei nostri mari.
La comunità medica e scientifica si sta interessando alla Cannabis anche per un altro motivo molto importante: la stimolazione della apoptosi nelle cellule tumorali, una forma di morte cellulare programmata, con l’obiettivo di andare a colpire le cellule tumorali (per dirla in parole semplici, come cura contro il cancro).
Si deve però precisare che al momento non esiste nessuna notizia certa in merito all’efficacia della marijuana in tale campo.
Tutte queste informazioni non hanno lasciato indifferente la Nuova Zelanda: si intravedono dunque delle novità per il 2019/2020.
Legalizzazione della cannabis in Nuova Zelanda? Scopri le novità sul referendum 2020
Come anticipato, sia per via dei benefici dati da una risorsa come la Canapa sia per la volontà di non creare ulteriori danni sociali derivanti dal proibizionismo, la Nuova Zelanda ha deciso di correre ai ripari per quanto riguarda la cannabis.
Lascia dunque aperta (rendendo di fatto concreta) la possibilità di un referendum, che si svolgerà molto probabilmente nel 2020.
Il Referendum darà la possibilità di esprimersi positivamente o negativamente sull’uso ricreativo della Cannabis.
Inutile dire come il dibattito politico (perché alla fine sempre di questo si tratta, a prescindere dalla Nuova Zelanda), sia più acceso che mai, anche perché il referendum con ogni probabilità verrà indetto in concomitanza alle elezioni generali, rendendolo di fatto uno strumento da campagna elettorale.
Da una parte si vedranno schierati il Partito Laburista alleato in coalizione con il partito dei Verdi (assolutamente favorevoli alla decisione di indire il referendum), e dall’altra l’opposizione, che accusa la maggioranza di usare questo referendum come arma per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica da questioni ben più importanti.
Ecco di seguito quali cambiamenti comprenderanno le norme che, come annunciato dal Ministro della Giustizia Andrew Little, saranno promulgate in caso di esito positivo delle votazioni:
- la possibilità di portare a 20 anni la soglia minima per poter acquistare (e usare chiaramente) la Cannabis a fine ricreativo;
- i controlli sulla commercializzazione della stessa;
- la possibilità di concedere permessi finalizzati alla coltivazione casalinga;
- un corretto programma di educazione pubblica atta a prevenire l’abuso di marijuana ed altre sostanza.
Se la popolazione Neozelandese dovesse esprimersi positivamente sulla questione della legalizzazione della Cannabis per uso ricreativo, la Nuova Zelanda stessa diventerebbe il primo paese dell’Asia Pacifica ad autorizzarne l’uso per tale fine, rendendola di fatto una Nazione all’avanguardia sul tema.